venerdì 16 febbraio 2018

Gnocchi di patate ripieni di pecorino dolce su vellutata di ceci profumata alla curcuma e gamberetti

La scrittrice Chitra Banerjee Divakaruni narra che in India a ciascuna spezia è dedicato un giorno della settimana: la domenica, giorno di preghiera ai pianeti, appartiene alla curcuma.

Polvere dal colore "dell'alba e dello squillo delle conchiglie suonate sul far del giorno", è sufficente tenerla sul palmo della mano e sfiorarla appena per lasciare che infiammi con i bagliore del Sole la nostra pelle.
Addentrato lo sguardo tra quel pulviscolo serico raccolto sulla nostra mano, potremmo concedere all'immaginazione di condurci altrove. Lontano, tra le impalpabili volute arricciate d'incenso e i robusti gambi dei sgargianti tulipani di Sion, una giovane sposa si prepara al rito tingendo la sua corposa chioma d'ebano con la polvere giallo ocra, la stessa che le donne della famiglia, prima che i suoi saldali varchino la soglia paterna, strofineranno lungo l'orlo scarlatto del sari nunziale. Qualche tempo dopo, le sue mani di madre, sfiorata la preziosa spezia, si poseranno delicate sulla fronte del figlio neonato e invocheranno la protezione del dio Sole Surya. 
Ogni ingrediente in cucina può diventare una potteriana"passa-porta"; così per la curcuma longa, detta anche zafferano delle Indie, pianta del tulipano del Sion, dal cui rizoma bollito ed essiccato si ricava l'omonima spezia.
Da qualche tempo a questa parte l'Occidente sembra guardare con rinnovato interesse a questa spezia, le cui preziose proprietà antiossidanti, disintossicanti e antidepressive, di conoscenza millenaria da parte della medicina ayurvedica, contenute nel principio attivo della curcumina, sono state confermate alla luce di recenti studi scientifici.
Consegnataci dalla secolare tradizione culinaria indiana, la curcuma è diventata un ingrediente sempre più presente nelle dispense delle cucine italiane, sperimentata sia sul dolce che sul salato, talora anche solo come pigmento, per caratterizzare rivisitazioni di ricette tipiche nostrane.
Un fondo di vellutata semplice di ceci, lo gnocco di patate senza uova, il pepato delicato del ripieno, la dolcezza del gamberetto; un connubio di sapori armonizzati dalla curcuma e da un soffio di paprika dolce in una raffinata prima portata.
La sera prima idratate i ceci lasciandoli  a mollo per tutta la notte [fig.1]. Il giorno seguente potrete cominciare la preparazione del piatto.Mettete a bollire i ceci, salate e aggiungete la carota, il pomodoro, il sedano e la cipolla [fig.2];
come ben sapete, a meno che non utilizziate la pentola a pressione, i ceci necessitano di tempi lunghi di cottura, un paio d'ore circa.
In un'altra pentola mettete a bollire le patate [fig.3]. Nell'attesa che i ceci si cucinino, dedicatevi alla preparazione degli gnocchi. Una volta cotte, pelate le patate, passatele con uno schiaccia-patate [fig.4], aggiungete la farina, il parmigiano, il sale e la noce moscata [fig.5].  Impastate fino ad ottenere un composto omogeneo e non colloso. Tagliate a piccoli cubetti il pecorino fresco [fig.6],  formate dei dischi di impasto sul palmo della vostra mano [fig.7], collocate al centro di quest'ultimo un pezzetto di pecorino [fig.8] e richiudetelo all'interno dell'impasto. Date forma allo gnocco facendolo rotolare su di un riga-gnocchi; in mancanza di questo attrezzo servitevi dei rebbi di una forchetta. Ponete i vostri gnocchi ripieni su un vassoio coperto da un canovaccio infarinato [fig.9].
Quando i ceci saranno pronti, togliete l'acqua di cottura in eccesso, lasciando quella necessaria per dare la giusta consistenza alla vellutata e frullate i legumi con le verdure aggiungendo la curcuma e il pepe nero  [figg.10-11]. Pulite i gamberetti e fateli bollire appena 5 minuti; scolateli con una schiumarola e poneteli da parte [fig. 12]. Aggiungete altra acqua a quella di cottura dei gamberetti, portate ad ebollizione e calate gli gnocchi; da quando saliranno in superficie, aspettate circa 5 minuti e scolateli [figg.13-14]. Impiattate gli gnocchi ripieni e i gamberetti servendoli sul fondo di vellutata, colorando la portata con un soffio di paprika dolce.












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